Pedali CLipless: tacchette mobili o fisse?
Tutta la potenza nei pedali
Sappiamo che la vittima indiscussa delle nostre lunghe pedalate attaccati a pedali a sgancio rapido sono le nostre ginocchia. Le articolazioni protagoniste del movimento del ciclista le quali, vincolate dalle tacchette, subiscono la forza di torsione. La scelta di pedali mobili aiuta a sollevare il carico esercitato sull’articolazione ginocchio.
Ricordiamo che per la maggior parte dei pedali presenti nel mercato, il movimento angolare dei nostri arti inferiori dipende proprio dalla racchetta, fissa o mobile che sia, montata sulla scarpa.
I primi pedali a sgancio rapido.
Fu proprio il ciclista francese Bernard Hinault a vincere la doppietta Giro e Tour nel 1985 pedalando con i primi pedali a sgancio rapido e ad attrarre l’attenzione e le curiosità di media e appassionati. Una grande innovazione per il mondo del ciclismo che diede immediatamente il benvenuto al nuovo mondo clipless. Hinault montava dei pedali sviluppati e prodotti da LOOK, un brand tuttora leader del mercato per ricerca e qualità.
Non si nasconde come, già a fine anni ottanta, dopo l’adozione di massa dei nuovi pedali aumentarono drasticamente i disturbi alle ginocchia. L’abbandono della vecchia attrezzatura, dove le articolazioni erano meno vincolate, portò alla diffusione di fastidi e problemi dovuti alla minore libertà concessa alla gamba durante la pedalata.
Tacchette e storia.
Già nel 1987 LOOK comincia a lavorare su un nuovo concetto pedale-scarpa. Si tratta del sistema TIME, pensato per assecondare il movimento effettuato dal piede del ciclista e concedere libertà di spostamento laterale e maggiore rotazione. Un’innovazione necessaria per alleviare lo stress sul ginocchio, continuando però a ottimizzare l’uso della potenza emessa. Un prodotto che non lascia delusi i professionisti del tempo costringendo molte aziende a rivedere i propri prodotti per incontrare la nuova domanda che stava prendendo piede nel mondo del ciclismo. Unici a rimanere scettici sono i velocisti, i quali non vogliono rischiare di disperdere la potenza e optano ancora per un vincolo decisamente più solido al componente pedale.
E la potenza? La risposta di Time.
Tra gli amatori fino ai velocisti più o meno professionisti, comincia a diffondersi l’inevitabile dubbio sulla dispersione della potenza. Il pedale Time e la relativa libertà del piede fecero sorgere quesiti di questo tipo, facendo nascere nuove domande per gli sviluppatori.
La risposta di Time arriva giustificata da studi e test nel campo. L’azienda dichiara che, al contrario, la forza trasmessa viene ottimizzata poiché le diverse angolazioni che il piede è libero di sfruttare vengono assecondate dal pedale, che non fa altro che seguire la variazione direzionale della spinta.
Se volete conoscere le varie opzioni presenti nel mercato date un’occhiata a cosa offrono i vari marchi e le loro giustificazioni a riguardo.
Buona pedalata!